Quindici migranti diventano esperti potatori di ulivi. A Scordia il corso nei terreni tolti alla criminalità organizzata

Condividi questo articolo?

Gli esperti della scuola di potatura dell’olivo “Guido Pannelli” di Spoleto hanno insegnato per due giorni agli ospiti dei progetti Sai di Catania. Giovani uomini, tra cui alcuni minori, che hanno avviato un percorso di alta specializzazione in un settore che soffre la mancanza di lavoratori qualificati

«La parola “veleno” è chiara a tutti?» «È quello del serpente, no?» «Esatto, ma questo è quello che le piante usano per difendersi da sole». Non è stata solo un’occasione per apprendere alcune tecniche, è stato uno scambio di conoscenze, competenze e anche di traduzioni per semplificare parole e concetti. Si è concluso, in un terreno tolto alla criminalità organizzata in territorio di Scordia, il corso di potatura dell’olivo della scuola “Guido Pannelli” di Spoleto.  Destinatari degli incontri di formazione erano i beneficiari dei progetti Sai (Sistema accoglienza e integrazione) per adulti e minori stranieri non accompagnati di Acireale e Catania, accolti nelle strutture gestite dal Consorzio di cooperative sociali Il Nodo.

Pubblicità

er due giorni, martedì e mercoledì, una quindicina di giovani uomini hanno studiato le migliori tecniche di potatura del piccolo uliveto nel terreno confiscato. Si è cominciato martedì con una lezione frontale teorica: la struttura della pianta dell’ulivo, la diffusione nel mondo, il mercato dell’olio d’oliva, la migliore gestione dei frutti, i meccanismi autonomi di difesa della pianta dagli agenti patogeni. Concetti spiegati con cura dai tutor e fatti propri dagli studenti con esempi e semplificazioni.

Pubblicità

Terminata la parte teorica, si è poi passati alla parte pratica. Cioè all’applicazione, sulla pianta, di quanto studiato sulle slide. Gli alberi sono stati quindi potati seguendo le regole del vaso policonico, che garantisce una maggiore produttività della pianta mantenendola in salute, e permette la lavorazione (compresa la raccolta) da terra. Senza cioè dovere ricorrere a scale o a macchinari che possono aumentare il rischio di incidenti durante il lavoro agricolo.

Martedì e mercoledì gli ospiti dei Sai di Catania e Acireale si sono allenati a rimettere in sesto un uliveto abbandonato, applicando – sotto la guida dei docenti – le tecniche appena apprese. Al termine delle lezioni teoriche e pratiche a tutti è stato rilasciato un attestato di partecipazione. «Il lavoro in agricoltura ha ormai bisogno di un altissimo livello di specializzazione – spiega Fabrizio Sigona, presidente del Consorzio Il Nodo – Queste professionalità, però, non sempre sono presenti sul mercato, nonostante siano molto richieste dalle aziende che hanno un modo etico di lavorare e che tengono particolarmente alla qualità del prodotto che coltivano».

Il concetto è semplice: la formazione è uno strumento per sottrarre energie e risorse valide al mercato del caporalato, purtroppo ancora fiorente. «Avviare a un impiego qualificato questi ragazzi, anche tramite i tirocini formativi che faranno in futuro, significa combattere attivamente le economie illegali e praticare una vera integrazione, basata anche sulle competenze».

 

 

 

 

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.